Un'anima che si sa amata, ma che non sa amare, rivela la propria feccia - ciò che vi è di più basso viene in superficie.
Felicità non è fare sempre ciò che si vuole, ma volere sempre ciò che si fa.
Un uomo di genio è insopportabile, se non ha almeno altre due qualità: gratitudine e purezza.
Il nostro destino esercita la sua influenza su di noi anche quando non ne abbiamo appresa la natura: il nostro futuro detta le leggi del nostro oggi.
Maturità dell'uomo significa aver ritrovato la serietà che da fanciulli si metteva nei giochi.
Spesso contraddiciamo una opinione mentre ci è antipatico soltanto il tono con cui essa è stata espressa.
Un po' di salute ogni tanto è il miglior rimedio per l'ammalato.
Le medesime passioni hanno nell'uomo e nella donna un ritmo diverso: perciò uomo e donna continuano a fraintendersi.
Il mio tempo non è ancora giunto: alcuni nascono postumi.
Parlare molto di sé può anche essere un sistema per nascondersi.
Nel vero amore è l'anima che abbraccia il corpo.
Quanto più già si sa, tanto più bisogna ancora imparare. Con il sapere cresce nello stesso grado il non sapere, o meglio il sapere del non sapere.
Temo che gli animali vedano nell'uomo un essere loro uguale che ha perso in modo estremamente pericoloso il sano intelletto animale: vedano ciò in lui l'animale delirante, l'animale che ride, l'animale che piange, l'animale infelice.
L'amore e l'odio non sono ciechi, bensì accecati dal fuoco che covano dentro.
Per vivere soli bisogna essere o un animale o un dio, dice Aristotele. Manca il terzo caso: bisogna essere l'uno e l'altro, un filosofo.
La donna è stato il secondo errore di Dio.
Una donna può stringere legami di amicizia con un uomo, ma per mantenerla, è forse necessario il concorso d'una leggera avversione fisica.
L'autore deve chiuder bocca, quando apre bocca la sua opera.
Diventa chi sei!
- Quanto manca alla vetta? - Tu sali e non pensarci!
Esiste un candore nella menzogna che è il segno della buona fede in una qualche causa.
Ogni parola è un pregiudizio.
Vi sono perdite che comunicano all'anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi.
Ci troviamo così bene nella libera natura, perché essa non ha alcuna opinione su di noi.
Finché ti si elogia, credi pure sempre che non sei ancora nella tua strada, bensì su quella di un altro.
Apparenza dell'eroismo. Gettarsi in mezzo ai nemici può essere il segno distintivo della viltà.
Al nostro istinto più forte, al nostro interno tiranno, si assoggetta non solo la nostra ragione, ma anche la nostra coscienza.
Il cristianesimo dètte da bere a Eros del veleno, costui in verità non ne morì, ma degenerò in vizio.
Quando una donna ha dotte inclinazioni, di solito qualcosa della sua sessualità non è in ordine. Già la sterilità predispone a una certa virilità del gusto; l'uomo è infatti, con vostra licenza, -l'animale sterile-.
Le donne amano per lo più un uomo importante in modo da volerlo avere tutto per sé. Volentieri lo metterebbero in clausura se la loro vanità non le dissuadesse: questa vuole che egli appaia importante anche di fronte agli altri.
Ci si deve pur amare quando non ci si può sfuggire.
Le morali non sono nient'altro che un -linguaggio mimico delle passioni-.
Anche i propri pensieri non è possibile restituirli completamente in parole.
Bisogna congedarsi dalla vita come Odisseo da Nausicaa, piuttosto benedicendola che restando innamorati di essa.
La sfiducia in sé stessi non sempre se ne va timida e insicura, ma a volte è quasi frenetica; per non tremare si è ubriacata.
Siamo come vetrine di noi stessi, continuamente, mettiamo in ordine, copriamo o mettiamo in mostra le pretese qualità che altri ci attribuiscono, e lo facciamo per ingannare noi stessi.
Falsa sia per noi ogni verità che non sia stata accompagnata da una risata.
Nessuno può trarre dalle cose, libri compresi, più di quanto sa già. Un uomo non ha orecchie per ciò a cui l'esperienza non gli ha ancora dato accesso.
Ben poche sono le donne oneste che non siano stanche di questo ruolo.
La morale e la civiltà vogliono che l'uomo abbia meno dolore ma non più felicità.
Poco per volta comincio a vedere chiaro sul più universale difetto del nostro genere di formazione e di educazione: nessuno impara, nessuno tende, nessuno insegna a sopportare la solitudine.
Si dimenticano molte cose del proprio passato e le si scaccia di proposito dalla mente: cioè si vuole che la nostra immagine, che irraggia dal passato verso di noi, ci inganni, lusinghi la nostra presunzione noi lavoriamo continuamente a questo inganno di noi stessi.
Tutto ciò che è fatto per amore è sempre al di là del bene e del male.
Principio sommo di ogni educazione: che si dia del cibo soltanto a chi ne ha fame!
Tutto il mio genio è nel mio naso.
I critici, come gli insetti, vogliono il nostro sangue, non il nostro dolore.
L'uomo, l'animale più coraggioso e più abituato al dolore, in sé non nega la sofferenza; la vuole, la ricerca perfino, posto che gli si indichi un senso di essa, un -perché- del soffrire. L'assurdità della sofferenza, non la sofferenza, è stata la maledizione che fino ad oggi è dilagata su tutta l'umanità e l'ideale ascetico offrì ad essa un senso!
Prima dell'effetto si crede a cause diverse da quelle cui si crede dopo l'effetto.
L'uomo cerca un ostetrico delle proprie idee, l'altro qualcuno cui egli possa recare aiuto: così nasce un buon dialogo.